Economia

Moneta Unica

Secondo me siamo solo all’inizio di un “processo finanziario” la cui prima fase si è già concretizzata materialmente con la creazione della “moneta unica europea”.

Sono anche convinto che, se non prendiamo rapidamente una “posizione molto forte”, prima o poi ci vedremo imporre anche una “moneta unica mondiale” (si vocifera già da tempo di €/$); progetto del quale, al solo scopo di sondare le reazioni dei popoli coinvolti, fanno scientemente trapelare qualche piccola indiscrezione.

Già da diversi anni, i grandi gruppi finanziari e industriali hanno dislocato le proprie attività in paesi poveri nei quali il “tasso di cambio” fra valute era a loro favorevole e nei quali, per l’assoluta mancanza di tutele e diritti nei confronti dei lavoratori, la mano d’opera era a bassissimo costo.

Questi gruppi non avevano però tenuto conto che il diffondersi delle attività produttive, con il conseguente moltiplicarsi delle classi sociali con reddito, avrebbe sviluppato, in quei lavoratori, la consapevolezza sui propri diritti e che la diffusione generalizzata del benessere avrebbe favorito l’apprezzamento della moneta locale rispetto a quella dei paesi dai quali provenivano le attività.

Era ormai evidente che questi due fattori, in particolare la variazione del rapporto fra valute, stavano rendendo controproducente qualsiasi dislocazione della produzione.

Non occorre essere un economista per capire che l’unica soluzione al cosiddetto “rischio del cambio fra valute” non poteva che essere l’adozione di una “moneta unica”, prima europea, come già avvenuto, poi “occidentale” e, infine, di una “moneta unica mondiale”.

Questo disegno globale è stato però rifiutato e interrotto dal leader libico Mu’ammar Gheddafi il quale si era già attivato per creare una “moneta unica panafricana”; una moneta che avrebbe liberato tutti quei paesi (circa 14) la cui sovranità monetaria ed economica è da sempre controllata dalla Francia attraverso il franco Cfa; una vera e propria “moneta coloniale”.

Non solo, la realizzazione di una “moneta unica panafricana”, partecipata da paesi dalle immense risorse naturali, avrebbe messo in crisi la leadership del dollaro statunitense, da sempre moneta di riferimento per gli scambi commerciali internazionali.

Gheddafi fù infatti ucciso e massacrato proprio su iniziativa dei francesi e degli stati uniti, non solo per il loro interessi sul petrolio libico, per il quale egli aveva stipulato accordi privilegiati con il governo italiano, ma anche e soprattutto per il suo progetto, sempre più concreto e condiviso da buona parte dei paesi africani, di realizzare una propria “moneta unica”.

Anche la Russia è un paese dalle immense risorse naturali, un paese che sta integrandosi sempre di più con l’Europa, della cui storia peraltro fa parte, interagendo, in particolare, con la Germania e con l’Italia che sono i due più grandi produttori di manufatti di alta qualità al mondo; una integrazione che, qualora si realizzasse, assumerebbe, in assoluto, la leadership commerciale, finanziaria e militare rispetto a qualsiasi altro paese competitore.

Inoltre, la Russia fa parte dei paesi emergenti (BRICS) che stanno anch’essi teorizzando una propria “moneta unica” alternativa al dollaro; paesi che, in attesa della definizione di questa moneta, hanno già realizzato la New Development Bank (NDB) – alternativa al Fondo monetario internazionale (FMI).

Iniziative che gli USA, attuali unici detentori del potere monetario mondiale, con il quale gestiscono tutti i mercati esistenti, non possono assolutamente consentire.

Mi aspetto che, fra non molto, non so come, con quali strategie geopolitiche, militari e/o comunicative, i soliti “esportatori di democrazia” troveranno il modo di isolare la Russia dall’Europa e tenteranno di renderla innocua, così come hanno fatto con la Libia di Mu’ammar Gheddafi.

15/02/2014